Parliamo di Joker, il film appena uscito nelle sale e che ha fatto molto eco alla sua stessa uscita per essere stato celebrato come film “d’autore”. Ebbene si tratta proprio di questo.
Se si cerca un approccio più da cinecomic, non si tratta del film fatto per voi. Evitatelo.
Se invece avete una mente più aperta, è un ottimo film da poter vedere in compagnia di conoscenti che non guarderebbero mai un cinecomic.
Il film inizia con una grassa risata da parte del protagonista.
Pongo anzitutto che al mondo esistono due tipi di persone, le empatiche e quelle non empatiche. (S)fortunatamente abbondiamo del secondo tipo. Ed è anche e soprattutto a quel tipo di persone che sembra rivolto, benché siano le prime a poterlo guardare godendoselo appieno nella sua forma.
La prima risata del film è una forma di “localizzatore” per constatare quali tipi di persone vi sono a guardare la pellicola. Le non empatiche troveranno la risata stupida, grottesca e da imbecilli, rideranno della stessa risata. Gli empatici invece troveranno in grido d’aiuto perché non è normale come risata, non è fatta perché il personaggio sta ridendo di cuore, sembra che pianga mentre la fa ma non piange visibilmente.
Ed ecco che la telecamera si allontana e scopriamo che colui che diventerà il Joker è da un’ipotetica psicologa, un supporto emotivo dove va a sfogarsi.
E la risata è un suo disturbo personale, come un tic che fuoriesce nelle situazioni di nervoso, di preoccupazione o quando è quasi sull’orlo di una crisi. “Joker” odia quella sua risata, non vuole farla e lo si nota bene nel corso del film dove, poco a poco, la abbraccerà come parte di sé, come se prima ne avesse avuto timore nel mostrarsi falsamente felice, cercando di capire come smettere e obbligandosi spesso a reprimere ogni emozione per non esplodere. Ma quelle emozioni diventano insostenibili fino al punto tale che il solo modo che trova per “non impazzire” è lasciare libero il suo io interiore, la sua “risata” e tutti i suoi problemi.
Di base il film ci pone lo specchio della società anche odierna dove chiunque potrebbe giungere alla follia pura perché stanco dei soprusi di chi “sta sopra”. E anche se la stessa polizia darà la colpa di tutto a “Joker”, è chiaro come, se la stessa società non fosse già corrotta da sé, nessuno seguirebbe mai le gesta del clown pertanto non è tanto di lui, dell’unico uomo, di cui dobbiamo avere paura ma di chi sicuramente lo seguirebbe senza rimorso.
L’evoluzione del personaggio è molto lenta per tutto il film e al tempo stesso, benché presenti un ipotetico passato del clown più famoso del mondo DC, lascia spazio a passati molteplici, a diverse vie. Anche se il passato che ci viene presentato è uno solo, ci si chiede se effettivamente è quello vero dato che durante la pellicola troveremo dei piccoli colpi di scena che ci rifaranno ricredere di ciò che ci eravamo convinti fino a quel momento.
Cosa è davvero vero e cosa invece finto?
“Joker” è quindi un film da gustare dimenticando in parte la sua origine DC e prendendolo come film a sé stante.
Ogni sfaccettatura che potrete vedere è resa sublime dall’interpretazione di Joaquin Phoenix.
Per (s)fortuna non avremo un seguito di questo pezzo da collezione ma in parte è un’ottima notizia poiché un collegamento con l’universo DC rovinerebbe la poesia del tutto.
Detto questo, buona visione.
E ricordate: NON È UN CINECOMIC.